Affacciatevi alla finestra, che cosa vedete? Una strada, persone che passeggiano, alcune macchine.
Ora guardate un’opera di Matteo Pericoli e riaffacciatevi alla finestra.
Che cosa vedete?
Ci sono paesaggi che sono già “dentro”, quelli che riesci a vederli con gli occhi chiusi, quelli che hai provato a disegnare da bambino su un Fabriano nuovo nuovo.
Ci sono i paesaggi “distratti”, quelli che fanno da contorno agli affanni quotidiani, apparentemente sempre uguali a se stessi.
E poi ci sono i paesaggi “nuovi”, quelli che ti sorprendono, perchè erano lì e non te ne sei mai accordo, oppure quelli che ti incuriosiscono perchè ti raccontano una storia che non è la tua.
E’ con questa chiave di lettura che guardo le illustrazioni di Matteo Pericoli, architetto e designer.
Il lavoro di Matteo mi ha incuriosito molto e così gli ho chiesto di rispondere ad alcune domande.
Benvenuto Matteo, raccontami la tua storia.
Sono nato a Milano e nel 1995, dopo la laurea in architettura, sono andato a New York in cerca di lavoro. Li’ ho lavorato come architetto, disegnatore, insegnante e – a tratti – giornalista.
Dopo tredici anni a New York, sono venuto a Torino dove lavoro a un progetto su Torino (“Un anno alla finestra”, per La Stampa), a uno su Londra (“London Unfurled”, che sara’ pubblicato da Picador UK in autunno) e a un progetto con il New York Times che durera’ fino all’estate (“Windows on the World”).
Parlami del tuo studio/laboratorio
Uso spazi piccoli, penne e carte semplici, o rotoli di carta lunghissimi. Mi perdo nelle linee che faccio e sogno, un giorno, di esplodere in grandezza, nel senso di dimensioni.
E’ un bisogno credo fisiologico perche’ sto perdendo la vista e il senno per le troppe linee e i troppi dettagli. Ma l’ossessione mi guida e io la seguo, cosi’ imparo.
Il laboratorio invece e’ bene portarselo sempre in giro, giacche’ e’ dentro la testa.
Qual è il momento della giornata in cui preferisci disegnare?
Se invece c’e’ qualcosa di gia’ avviato, allora riesco anche a iniziare a lavorare in tarda mattinata.
Raccontami una esperienza formante.
Quella dell’essere andato a vivere a New York, quella dell’essere andato via da dove sono cresciuto; che chiamerei forse svolta formante, o botta di fortuna formante, o idea incoscientemente e inconsciamente formante. Dal giorno in cui sono arrivato a New York, e per anni a seguire, ogni esperienza e’ stata formante, dalla piu’ piccola alla piu’ grande.
La distanza e’ formante, la solitudine e’ formante, e l’indipendenza e’ formante. E cosi’ via.
Cosa rappresenta per te il rapporto con il tuo territorio?
Un consiglio che senti di dare ai giovani creativi.
A voi lettori non posso che suggerire di aprire la finestra e fare visita al suo sito: non perdetevi le illustrazioni fatte per importanti testate giornalistiche… pura poesia.
Link: http://www.matteopericoli.com/
Dove comprare i libri di Matteo Pericoli: http://www.matteopericoli.com/books.html