Oggi è davvero un buongiorno! Finalmente una nuova intervista, ovvero un nuova occasione per conoscere più da vicino uno degli studi di design più interessanti in questo momento.
Incontriamo Folco Orlandini, a cui ho chiesto di aprirci le porte del suo studio: Orlandini design.
Ciao Folco, parlaci del tuo studio e delle attività della Orlandini design.
Lo studio è stato fondato circa quarant’anni fa da mio padre Paolo, che ha collaborato con Roberto Lucci fino ad un paio di anni fa, firmando progetti come Lucci Orlandini Design. Dal 2010, dopo il “pensionamento” di Roberto, lo studio continua la propria attività in modo autonomo, operando nei differenti campi del disegno industriale: dall’arredamento residenziale alla collettività, dalla cucina all’ufficio, dall’illuminazione agli allestimenti. Abbiamo uno staff abbastanza contenuto di cui faccio parte io insieme a mio padre, mio cugino Gianni Martinelli e un paio di assistenti. Si aggiunge al numero un continuo turn over di studenti e stagisti mandati delle università con cui collaboriamo: Politecnico di Milano, Ied Milano, Iuav Venezia.
Com’è il vostro studio/laboratorio? E una vostra giornata tipo?
Studio-laboratorio è il termine corretto, infatti è suddiviso in modo equivalente fra area computers e area “officina”: in una eseguiamo la modellazione tridimensionale dei prodotti per poi poter avere delle immagini rendering da presentare ai clienti; parallelamente, nella parte di laboratorio, ci dedichiamo alla verifica empirica di parecchi aspetti del progetto (robustezza di determinati elementi, comfort delle sedute, ergonomia delle scrivanie e delle cucine) nonchè alla realizzazione dei primi modelli, prototipi e mock-up.
Non esiste una giornata tipo perchè i diversi temi affrontati nei progetti richiedono approcci differenti; si può trascorrere un’intera giornata davanti al pc, come invece a saldare i tubi di un telaio, oppure in giro da clienti e fornitori.
Com’è il rapporto con il vostro territorio?
Credo che, in generale, il rapporto stia diventando sempre più debole. Una volta si collaborava con aziende vicine (nel nostro caso situate nella zona della Brianza) e si affidava la produzione a realtà locali. Un po’ per comodità e un po’ per conoscenze dirette e personali. Oggi il panorama nazionale ed estero è molto più ricco e diversificato di un tempo e le comunicazioni sono immediate. I fattori che intervengono nel determinare le scelte oggi sono ad esempio: la specializzazione in determinate tecnologie, la reperibilità dei materiali e il prezzo della mano d’opera. Quindi è all’ordine del giorno che si proponga un progetto ad una azienda Ucraina, facendo realizzare i prototipi in Veneto e affidando la produzione finale a un fornitore cinese!
Come è il vostro approccio al progetto?
Ovviamente dipende dal tipo di argomento trattato. In linea di massima riteniamo che un progetto, perchè abbia senso di esistere, debba avere un’idea forte alla base, non importa che essa riguardi l’aspetto funzionale, estetico o produttivo dell’oggetto. Meglio ancora se riesce ad interessare più aspetti.
Le domande che ci poniamo di solito sono: “Perchè un’azienda dovrebbe produrlo? Perchè qualcuno dovrebbe comprarlo?” ovvero cerchiamo di metterci sotto altre prospettive per capire la reale validità del progetto.
A livello di modus operandi partiamo con una fase di brainstorming e riflessioni concettuali sul prodotto in oggetto, si stendono appunti e schizzi preliminari per effettuare una prima scrematura ed individuare dei concept validi attorno a cui “costruire” il progetto. La successiva modellazione al computer mette in luce i primi eventuali punti da risolvere, le prime difficoltà che potrebbero sopraggiungere. I modelli in scala ed i prototipi poi ci danno una verifica ulteriore prima di passare agli investimenti veri… Conta che un’azienda, per mettere in produzione una semplice sedia in plastica, deve investire centinai di migliaia di euro, quindi bisogna essere sicuri al 100% di non commettere errori.
A tal proposito, quali sono gli errori che un designer deve evitare?
Credere che il proprio progetto, la propria idea, sia al di sopra di tutto e che non debba confrontarsi con altre realtà quali i differenti materiali, le tecnologie produttive, il mercato. Un’ottima intuizione può essere vanificata da costi elevati o da un’errata valutazione delle materie impiegate.
L’idea dovrebbe scaturire solo in seguito ad una serie di analisi preventive fatte sull’azienda committente ed il suo catalogo, sulle peculiarità produttive, sul range di mercato. Il progetto non può assolutamente prescindere da tutti questi dati.
sedia Patatina, design Orlandini per Ciacci
Cosa pensate dell’autoproduzione?
Se per autoproduzione intendi il prodursi da sé i progetti e portarli in giro per fiere e negozi dico che non ha senso… Sarà anche “design” ma non ha niente di “industrial”.
E poi così è troppo facile, si evita la parte difficile del nostro lavoro ovvero trovare aziende disposte a credere ed investire sui nostri sogni.
Se per autoproduzione intendi investire in prima persona su prototipi e tecnologie per verificare meglio il progetto e renderlo più “convincente” agli occhi delle aziende… ok, questo lo facciamo quotidianamente.
poltrona Collier, design Orlandini per Casprini
poltrona Palio, design Orlandini per Biesse
A quali progetti state lavorando attualmente?
Se ti dicessi tutti i progetti in ballo non basterebbero due pagine! Parlando di quelli in fase di definizione ti dico che stiamo ultimando il progetto di una seduta per collettività che ci sta impegnando da circa due anni e che sarà presentato in Ottobre ad Orgatec, Colonia.
Stiamo sviluppando alcune sedute per grandi aree sportive, ambito molto interessante che abbiamo scoperto da pochi anni e in cui, come si suol dire, c’è “molto da fare”.
É in fase di ultimazione il restyling della cucina Skyline disegnata qualche anno fa per Snaidero… e proprio questa mattina abbiamo avuto una riunione per definire l’allestimento della mostra per i 50 anni di Diabolik (si proprio il personaggio dei fumetti!) che si terrà in Novembre a Milano.
tavolino Low Table, design Orlandini per Minotti
sedia Boba, design Orlandini per Zilio
Grazie Folco, ma non scappare…
Avete sbirciato nel laboratorio della Orlandini design? A parte che è bellissimo (!), avete fatto caso a quei prototipi di sedie in cartone in scala reale? Beh, aspettate la “prossima puntata” per scoprire come trasformare i vostri sogni (i vostri progetti) in realtà, grazie all’aiuto ed ai consigli di professionisti del settore!