Prima di leggere questo post vi consiglio di ripassare la 1° PARTE.
L’amore ed il rispetto per il mio lavoro e un pizzico di fiducia nelle mie capacità mi spingono a non far caso (in realtà si tratta di “callo”) all’insuccesso ottenuto dal primo strumento di promozione del mio progetto di penna in legno.
Visto che si tratta di un prodotto semplice, composto di due soli elementi (la punta, con il suo contenitore per l’inchiostro, e il corpo in legno) non dovrebbe essere difficile realizzarne un prototipo, che mi permetterà anche di verificarne l’ergonomia.
La punta posso reperirla in cartoleria o sfilarla da una penna bic (la migliore penna al mondo), mentre per la realizzazione del corpo ho diverse strade. Scelgo di farla realizzare in legno.
La mia regione non manca di artigiani del legno: dal mobiliere all’ebanista ho diverse realtà tra cui scegliere, per cui stampo il disegno in scala 1:1 e lo porto in una falegnameria consigliatami da altri amici designer.
Il Sig. Falegname non vede di buon occhio il mio disegno perchè:
– non lo capisce (riuscirebbe a capire solo un prototipo del prototipo)
– non ne vede l’utilità
– non lo condivide (almeno, in questo caso, si instaura un dibattito costruttivo e posso imparare qualcosa e migliorare il mio progetto)
ma si dimostra disposto a realizzarlo lo stesso e concordiamo una tempistica di consegna.
Prima dell’incontro gli telefono per avere una conferma dell’appuntamento.
1° scusa: non lo ha realizzato. Concordiamo un secondo appuntamento.
Secondo appuntamento, 2° scusa: c’è stato un problema. Mi dico che sono una persona molto comprensiva.
Terzo appuntamento e 3° scusa: ha avuto altre cose più importanti da fare. Mi incazzo.
Pochi giorni dopo mi chiama lui e ci vediamo:
<<Cavolo, è completamente diverso dal mio disegno>>
<<Davvero? Fammi vedere… Hai ragione, ma non riesco proprio a capire come ciò sia successo>>, insomma 4° scusa.
Passo alle minacce e al quinto appuntamento ottengo il mio prototipo. Scopro inoltre che non l’ha realizzato lui ma essendo incapace (di ammettere i propri limiti) l’ha fatto fare al suo amico di un’altra falegnameria, per poi farlo passare come suo.
Bene, depenno (con imprecazioni) il Sig. Falegname dalla mia agenda e segno il nome del falegname n° 2.
Le tempistiche che avevo previsto per la realizzazione del prototipo si sono oltremodo allargate.
Pazienza. Nel senso che pazienza è la mia dote.
Infatti non avendo avuto il mio prototipo in tempo non ho potuto partecipare a quella mostra, dare le foto a quella giornalista che mi aveva chiesto se avessi qualcosa di nuovo, andare avanti con le successive fasi e concentrarmi su altre cose ma, di tutto ciò, cosa importa al Sig. Falegname?
Il Sig. Falegname non è una leggenda metropolitana: rappresenta l’artigiano medio, quello con velleità artistiche, curioso del design, desideroso di migliorare il proprio prodotto, il proprio lavoro. E’ vero che la crisi gli ha tolto la forza di dedicarsi a cose nuove, di fare ricerca, di individuare i nuovi mercati ma, nell’era del digitale, è d’obbligo mutare la mentalità, l’organizzazione, comunicare con agli architetti ed i designers, cercare di raggiungere la qualità totale.
Mi spiace, ma per alcuni argomenti, caro Sig. Falegname, non ha scuse che reggano.
Poooi ci sono le eccezioni.
Cara Adele: vorrei sapere il resto della storia 🙂
Il falegname che lavora da anni a casa… in 2 settimane ha fatto il tavolino del soggiorno in caoba e noce amazzonica, dal disegno 2D!! Esatto, uguale… era felice quanto me quando l’abbiamo montato!! Questa situazione per me sarebbe stata NORMALE se non fosse che l’anno precedente un altro mio disegno ha fatto il giro per diverse falegnamerie di Fratta… con esito negativo. La differenza principale, per me? Il falegname peruviano mi ha fatto alcune domande e insieme abbiamo ridimensionato alcuni incastri. I falegnami di Fratta hanno preferito non fare domande… ma non sapendo come iniziare, non sono arrivati da nessuna parte. Attendo con ansia il resto della tua esperienza con la penna !!!
Scusami, tengo a precisare che si tratta del falegname che lavora a casa dei miei a Lima, Perù.
Grazie Glenda, la tua testimonianza mi fa sentire meno sola. A volte penso: possibile che capitino tutte a me? E invece sono in bella compagnia!
Forse è come dici tu: il dialogo, la voglia di confrontarsi, fa la vera differenza tra i falegnami (artigiani) che abbiamo conosciuto.
Quante occasioni sprecate… peccato.