Mi sono concessa un paio di giorni a Roma, gli obiettivi erano due: vedere la mostra di Frida Kahlo e mangiare una carbonara a Trastevere!
Sono fatta così, cose semplici e belle, passeggiate al sole in compagnia della persona amata.
Curioso che sto a parlarvi di amore, perchè è dall’Amore che vorrei cominciare per parlarvi di questa straordinaria artista: Frida.
Il solo nome mi fa pensare alla passione.
Passione per l’arte, passione per la politica, passione per il suo adorato Diego. Ma soprattutto passione per la vita.
Una donna a cui è difficile fare il “ritratto”: fragile come le sue ossa e allo stesso tempo forte abbastanza da superare le difficoltà che ognuna di noi avrebbe visto come ostacoli insormontabili.
Autoritratto con collana di spine (1940)
Così indipendente nella sua vita, nell’essere fieramente Frida e nessun altro. Artista completa ma svincolata dalle correnti artistiche del tempo, dal senso comune del giusto e del bello. Eppure così dipendente da quell’amore verso Diego.
Dolce come solo una donna sa essere. Una donna che ha “vissuto” davvero, che ha fatto scelte coraggiose ma che purtroppo ha visto negarsi anche la gioia della maternità.
Prima di andare avanti vorrei riportarvi il quadro cronologico della sua vita, così da cercare una chiave di lettura nei suoi dipinti. Dateci un’occhiata, credetemi ne vale la pena.
Immagine presa dall’Art Dossier dedicato a Frida Kahlo, di Achille Bonito Oliva e Martha Zamora
Un incidente segnò la sua vita. L’autobus che prendeva per andare all’università di medicina e sul quale viaggiava con il fidanzato subisce un grave incidente: un corrimano metallico le trafigge l’addome, gli organi, la spina dorsale, costringendola a letto per un lungo periodo e a numerosi e dolorosi interventi durante tutto l’arco della sua vita.
Così si fa montare uno specchio al soffitto della stanza da letto e inizia a dipingere. Pur se autodidatta Frida dimostrò subito una grande padronanza della tecnica unita ad una personalità forte: i suoi primi quadri mostrano con evidenza il suo punto di vista indipendente sull’arte e sul Messico di quegli anni.
L’altro avvenimento che segna il suo destino è l’amore per l’artista messicano (allora già di fama internazionale) Diego Rivera, che sposerà due volte.
Immaginate di voler conquistare con il vostro lavoro e la vostra personalità la vostra rockstar (idolo) preferita. Immaginate che l’amore venga ricambiato e che nutra giorno per giorno la vostra passione nella vostra arte. Non vi sentireste al settimo cielo?
Così si sarà sentita Frida, completamente trasportata dall’amore per lui, un amore che li univa nella vita, nell’arte e nella fede politica. Ma quanta sofferenza devono averle portato tutti quei tradimenti, gli addii e i ricongiungimenti, gli aborti che squarciavano di ferite il suo spirito?
Il mio vestito è appeso là (1933)
Ma Frida non si arrende. Continua a creare: dipingeva sui busti che era costretta a portare e continuava a dipingersi con i capelli ornati di fiori, nastri colorati e simbolismi. Dipingeva se stessa perchè era ciò che conosce meglio, diceva.
Infinite Frida come infinite sono le emozioni che può provare l’animo umano.
Intrattenne relazioni di amicizia (e a volte di amore) con altri intellettuali e artisti del suo tempo. La sua arte venne finalmente riconosciuta a livello internazionale e si circondò di una schiera di “fans”, studenti delle scuole di arte, che pendevano dalle sue labbra come le scimmiette al loro padrone e che lei chiamava Los Fridos.
Autoritratto con scimmie (1943)
Eppure nulla riusciva a consolare il suo dolore. Le amputarono una gamba, dalla sedia a rotelle passò il resto dei suoi giorno nel letto. Dipingeva sui diari, scriveva poesie, in appunti di vita che ancora oggi sembrano essere piccole finestre sulla sua stanza.
La morte faceva lentamente capolino e a poco a poco smise di avere paura di lei, credendo che sarebbe stata l’unica cosa che l’avrebbe liberata dal dolore.
La paloma, di Rafael Alberti
Se equivocó la paloma.
Se equivocaba.
Por ir al norte, fue al sur.
Creyó que el trigo era agua.
Se equivocaba.
Creyó que el mar era el cielo;
que la noche, la mañana.
Se equivocaba.
Que las estrellas, rocío;
que la calor, la nevada.
Se equivocaba.
Que tu falda era tu blusa;
que tu corazón, su casa.
Se equivocaba.
(Ella se durmió en la orilla.
Tú, en la cumbre de una rama.)
Si sbagliò la colomba.
Si sbagliava.
Voleva andare al nord, si trovò al sud.
Credette che il grano fosse acqua.
Si sbagliava.
Credette che il mare fosse il cielo;
che la notte fosse la mattina
Si sbagliava.
Che le stelle fossero la rugiada,
che il calore fosse la nevicata.
Si sbagliava.
Che la tua gonna fosse la tua blusa,
che il tuo cuore la sua casa.
Si sbagliava.
(Lei si addormentò sulla riva.
Tu, sulla cima di un ramoscello.)
Voglio concludere l’articolo con uno dei tanti dipinti in cui Frida si mostra in lacrime a quante di noi si vergognano della propria fragilità. E con questa frase, per riflettere:
Piedi, perchè li voglio se ho ali per volare?
Note: la mostra continua fino al 31 Agosto.
Se vi è piaciuto l’articolo su questa mostra vi consiglio di leggere anche gli appunti di Chiara Cecilia Santamaria su machedavvero.it