Il sogno dell’artista è quello di arrivare al museo, mentre il sogno del designer è quello di arrivare ai mercati rionali. Bruno Munari
Quante volte, noi designer, abbiamo sperato di poter vedere realizzato l’oggetto che abbiamo in mente? Quante volte abbiamo immaginato di poterne seguire tutto l’iter progettuale, il prototipo e poi godere del prodotto finito? Ma che cosa ci manca per fare tutto questo?
La difficoltà maggiore sembra essere la comunicazione con l’azienda, la possibilità di poterci relazionare direttamente con chi le cose le produce e anche, di poter mostrare quante cose nuove e interessanti, si possono realizzare.
Design For, racchiude un insieme di progetti inediti, di design progettato e già orientato verso il mercato. I progetti presentati sono a disposizione di aziende, laboratori ed officine che si vogliano mettere in contatto con i rispettivi ideatori, e perché no, iniziare una collaborazione professionale che faccia smuovere questa professione che sembra, a volte, poco disposta a trasformarsi.
Allo stesso tempo, Design For scopre le carte anche nei confronti dei futuri utilizzatori di design, per far comprendere meglio loro, quali sono i meccanismi iniziali che conducono ad un prodotto. Non più solo un oggetto da scartare, ma un prodotto che si può conoscere, comprendere e scegliere.
Questa pubblicazione, vuole avvicinare e sensibilizzare i destinatari e i produttori di design, ad una sempre crescente offerta di creatività, quale irrefrenabile forma di espressione presente in ogni bravo designer. Ecco qui dunque, 92 schede designer, 184 concept, oltre 570 immagini, interviste, biografie e approfondimenti speciali su designer e aziende del panorama internazionale.
A voi la scelta. (fonte: Fausto Lupetti Editore)
Promote Design si è occupata di scegliere i designers e i loro progetti: Tavì e Sciocolà sono stati i fortunati. L’intervista? La condivido subito:
Qual è la filosofia concettuale alla base dei tuoi concepts?
Quasi tutti i miei concepts ed i miei prototipi, non essendo stati commissionati da una azienda, sono nati con l’intento di mostrare (ad es. al Salone Satellite – Salone del Mobile di Mi) le mie qualità di designer.
In essi noto alcune caratteristiche comuni, come la capacità di emozionare, di comunicare con lo spazio e con l’uomo.
Nel concreto rappresentano la parte “fisica” della mia crescita come designer: guardandoli tutti insieme, dai primissimi un po’ acerbi o ingenui, altri ultimi (non ancora pubblicati sul sito), più maturi e seri, vedo un po’ la mia evoluzione personale.
Di cosa avrebbe bisogno il design oggi?
Di fiducia (nel futuro e nelle persone). E poi di meno decorativismo, meno marketing e più concretezza del progetto.
Come si potrebbe agevolare il rapporto designers/aziende?
Sono una romantica: mi piacerebbe che il rapporto designers/aziende tornasse alle sue origini, quando l’ambiente era quello di un laboratorio artigianale e le rispettive maestranze cooperavano in un arricchimento e una crescita continua.
Bisognerebbe creare più occasioni di collaborazione e permettere ai ragazzi di imparare ciò che non si impara all’università.
Perché hai scelto di svolgere questa professione?
In realtà non ho scelto di svolgere questa professione perchè fa parte di me da quando ero adolescente.
Per professione si intende una attività lavorativa esercitata a scopo di guadagno… io posso dire di essere designer ma non di fare la designer (ovvero non sono ancora in grado di pagarmi le bollette con questa professione). Ma non importa, ho fiducia nel tempo e nella mia crescita professionale.
Da dove trai ispirazione per i tuoi progetti?
Credo che avere una mente aperta, curiosa e costantemente aggiornata, possa aiutare a tradurre tutti gli stimoli provenienti dal quotidiano (viaggi, internet, mostre di arte e di design, riviste di settore, interessi personali) in fonti di ispirazione.
Inoltre in genere è il progetto stesso che comunica la direzione da prendere, così è più facile risalire all’argomento che può contenere fonti di ispirazione o suggerire nuove soluzioni.
In fase di progettazione, il tuo punto di partenza è la forma o la funzione?
Nessun designer risponderebbe “la forma”, pena retrocessione!
Il mio punto di partenza non è mai univoco. In genere per prima cosa metto su carta tutte le qualità che deve avere il progetto, rispondendo a domande tipo: A cosa serve? A chi è destinato? Come si usa? Quali sono i materiali più indicati? Quali sono le tecnologie utilizzabili? Ecc.
Quindi, ritornando alla domanda, potrei dire che la funzione è tra i primi fattori che prendo in considerazione, ma non l’unico.
Secondo te quali sono i fattori di riuscita di un progetto?
Semplicità (intesa di uso e di realizzazione) e capacità di comunicare.
link: http://www.faustolupettieditore.it/
http://www.promotedesign.it/
Adele grazie per il post interessantissimo e complimenti per i tuoi progetti e l’intervista..sei troppo, troppo in gamba ragazza!
Carissima amica, grazie mi fai arrossire! Grazie a te per essere passata di qua a leggermi e commentare. Un abbraccio
Nice to read your blog
Thank you Dennis, you are always welcome!